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Davide Galante

Procurement ESG: "Due Diligence" della Catena del Valore

La sostenibilità è ormai un imperativo per le aziende che desiderano non solo rispettare normative sempre più stringenti, ma anche rafforzare la propria reputazione e costruire una resilienza a lungo termine. La gestione responsabile della catena del valore è un elemento fondamentale di questa trasformazione, e il ruolo del procurement è centrale nel garantire che i fornitori rispettino gli standard ambientali, sociali e di governance (ESG). Tuttavia, con l’introduzione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), il panorama normativo è diventato più complesso, imponendo agli uffici acquisti nuovi e stringenti obblighi di "due diligence".



Gli ESRS richiedono alle aziende di monitorare, valutare e gestire gli impatti ESG lungo l’intera catena del valore, inclusi i fornitori di secondo e terzo livello. Questo significa andare oltre le operazioni dirette, affrontando anche i rischi indiretti legati ai partner commerciali. Per molte organizzazioni, ciò rappresenta una sfida significativa, dato che le supply chain moderne sono globali, frammentate e, in molti casi, opache. Nonostante le difficoltà, rispettare questi standard non è solo una necessità legale, ma anche un’opportunità per dimostrare leadership nella sostenibilità e migliorare la performance aziendale complessiva.


Gli Obblighi di Due Diligence Previsti dagli ESRS


Gli ESRS sono stati sviluppati nell’ambito della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e mirano a fornire un quadro normativo armonizzato per la rendicontazione ESG in tutta l’Unione Europea. Questi standard obbligano le aziende a identificare, monitorare e mitigare i rischi ESG lungo tutta la catena del valore. L’obiettivo non è solo migliorare la trasparenza, ma anche incoraggiare le organizzazioni a intraprendere azioni concrete per ridurre i propri impatti negativi sull’ambiente e sulla società.


Uno degli aspetti più impegnativi di questi obblighi è la necessità di raccogliere dati dettagliati non solo sui fornitori diretti, ma anche su quelli indiretti. Le aziende devono dimostrare di conoscere gli impatti ESG delle materie prime utilizzate, dei processi produttivi e persino dei trasporti e della logistica. Inoltre, quando emergono pratiche non conformi agli standard ESG, le aziende sono tenute a intervenire, adottando misure correttive come il supporto ai fornitori per migliorare le loro pratiche o, nei casi più gravi, interrompendo i rapporti commerciali.


Le Difficoltà degli Uffici Acquisti


Implementare gli obblighi di due diligence imposti dagli ESRS non è semplice, soprattutto per gli uffici acquisti che si trovano a dover gestire supply chain complesse. Una delle principali difficoltà è la mancanza di trasparenza nella catena del valore. Mentre è relativamente facile ottenere informazioni dai fornitori diretti, risalire ai fornitori di secondo e terzo livello può risultare arduo, soprattutto quando si tratta di piccole aziende o realtà operanti in Paesi con normative meno stringenti.


Anche i costi rappresentano una barriera significativa. Raccogliere e analizzare dati dettagliati richiede investimenti in risorse umane, tecnologie e formazione. Molte organizzazioni non dispongono di budget sufficienti per affrontare questa sfida, specialmente quelle di medie e piccole dimensioni. Inoltre, la qualità dei dati disponibili è spesso inadeguata. I fornitori potrebbero fornire informazioni incomplete, incoerenti o difficili da verificare, rendendo complesso costruire una panoramica accurata e affidabile dei rischi ESG.


Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla mancanza di competenze specifiche in ambito ESG all’interno degli uffici acquisti. Sebbene molti professionisti del procurement siano esperti nella gestione dei fornitori, pochi hanno una formazione specifica in sostenibilità, il che può limitare la loro capacità di identificare e mitigare i rischi ESG in modo efficace.





Dati Primari e Secondari: Come e Quando Utilizzarli


Una parte cruciale della due diligence ESG è la raccolta e l’analisi dei dati necessari per valutare i rischi lungo la supply chain. Qui emerge la distinzione tra dati primari e dati secondari, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi.


I dati primari sono raccolti direttamente dai fornitori, attraverso questionari, audit o strumenti di monitoraggio. Questi dati offrono un elevato livello di precisione e sono particolarmente utili per analisi approfondite. Ad esempio, possono essere utilizzati per valutare pratiche lavorative specifiche. Tuttavia, raccogliere dati primari richiede un investimento significativo in termini di tempo e risorse, rendendoli poco pratici per analisi di ampio respiro o per valutare fornitori indiretti.


I dati secondari, invece, provengono da fonti indirette come report pubblici, database settoriali o studi di settore. Questi dati sono ideali per effettuare stime rapide o per analisi su larga scala, ad esempio per calcolare le emissioni Scope 3. Pur essendo meno precisi dei dati primari, i dati secondari possono essere sufficientemente affidabili se si utilizzano fonti credibili e metodi di stima trasparenti. Per molte aziende, trovare un equilibrio tra l’uso di dati primari e secondari è essenziale per soddisfare gli obblighi di due diligence senza superare i limiti di budget e risorse disponibili.


Quando i dati primari non sono disponibili, le aziende possono ricorrere a proxy e stime per colmare le lacune informative. I proxy sono variabili rappresentative che consentono di inferire fenomeni difficilmente misurabili. Ad esempio, le emissioni medie per settore possono essere utilizzate per stimare l’impatto ambientale di un fornitore in assenza di dati diretti. Allo stesso modo, indicatori geografici come il rischio di deforestazione in una determinata regione possono aiutare a valutare i rischi ESG associati ai fornitori locali.


Le stime, invece, si basano su calcoli o modelli matematici per prevedere dati mancanti. Ad esempio, è possibile stimare le emissioni Scope 3 utilizzando coefficienti standard basati sulle categorie merceologiche dei fornitori. Questi metodi sono particolarmente utili per analisi su larga scala, ma richiedono rigore e trasparenza per garantire che i risultati siano affidabili e accettabili per la rendicontazione secondo gli ESRS.


L’Intelligenza Artificiale come Alleato nella Due Diligence


Una delle tecnologie più promettenti per semplificare la due diligence ESG è l’Intelligenza Artificiale (IA). Grazie alla sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e identificare schemi complessi, l’IA offre un supporto significativo nella gestione della supply chain.


Una delle applicazioni più utili dell’IA è l’automazione della raccolta dei dati. Attraverso l’analisi di database globali, report pubblici e fonti open data, l’IA può raccogliere informazioni sui fornitori e sui rischi geografici in modo rapido ed efficiente. Inoltre, algoritmi di machine learning possono analizzare i dati raccolti per identificare correlazioni tra pratiche aziendali e rischi ESG, fornendo insight utili per la gestione della catena del valore.


L’IA è anche uno strumento prezioso per la rendicontazione. Le piattaforme digitali basate su questa tecnologia possono aggregare e analizzare dati complessi, trasformandoli in report conformi agli standard ESRS. Inoltre, i sistemi basati sull’IA permettono un monitoraggio continuo dei fornitori, rilevando eventuali non conformità o cambiamenti nei rischi ESG in tempo reale. Questo approccio proattivo consente alle aziende di intervenire tempestivamente, riducendo il rischio di violazioni normative e danni reputazionali.


l Ruolo dei Consulenti ESG


Oltre alla tecnologia, molte aziende si affidano al supporto di consulenti ESG per affrontare le sfide legate agli obblighi di due diligence. Questi professionisti offrono competenze specialistiche e una prospettiva esterna che può essere cruciale per navigare un panorama normativo complesso come quello degli ESRS.


I consulenti ESG possono aiutare le aziende a mappare la propria catena del valore, identificando i punti critici e definendo le priorità di intervento. Possono anche supportare la definizione di metriche chiave per monitorare i progressi, garantendo che gli sforzi intrapresi siano in linea con gli obiettivi aziendali. Inoltre, offrono formazione specifica per migliorare le competenze del personale negli uffici acquisti, rendendolo più preparato a gestire i rischi ESG.


Un altro contributo significativo dei consulenti ESG è l’audit indipendente. Attraverso valutazioni oggettive della sostenibilità dei fornitori, i consulenti possono identificare le aree critiche e fornire raccomandazioni operative per migliorare le pratiche. Infine, molti consulenti aiutano le aziende a selezionare e implementare strumenti tecnologici, come software di monitoraggio ESG e soluzioni basate sull’IA, per semplificare le attività di rendicontazione e monitoraggio.


Conclusione


La conformità agli ESRS è una sfida complessa ma fondamentale per le aziende che vogliono posizionarsi come leader nella sostenibilità. Attraverso l’adozione di un approccio integrato, che combina dati primari e secondari, tecnologie innovative come l’Intelligenza Artificiale e il supporto di consulenti esperti, le organizzazioni possono non solo soddisfare gli obblighi normativi, ma anche creare valore a lungo termine.


Investire nella sostenibilità non è solo una questione di conformità, ma un’opportunità per migliorare la resilienza aziendale, costruire fiducia con gli stakeholder e contribuire a un futuro più sostenibile.


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